FEDELE FINO AD OGGI
1930
1962
1978
1984
1987
2014

La storia di questa Azienda è in continua evoluzione. Sempre in anticipo sugli altri:

le evoluzioni della azienda che potete leggere qui, spiegano il perché di quelle scelte.

Scelte prese guardando le cose sempre con nuovi occhi.

L'inizio. Una storia di famiglia.

Negli anni trenta, Ferdinando Fedele (1903-1938), avviò una delle più attrezzate falegnamerie dell'agro nocerino-sarnese. Una sorta di piccola industria ante-litteram: con spirito sorprendentemente industriale, mise su uno spazio che - con le sue macchine all'avanguardia - offriva servizio di 'smacchinazione per conto terzi' a molti falegnami e mobilieri della zona. Abbiamo testimonianza di ciò da ricevute e fatture dell'epoca*.

Ferdinando Fedele (1921) scomparve nel 1938 a causa di una malattia mal curata, all'età di 38 anni, pochi giorni prima della nascita del figlio Ferdinando (che portò il suo nome in sua memoria quindi).
Ferdinando non conobbe mai suo padre.
La situazione difficile di una donna sola con 7 figli, determinò la scomparsa della avviatissima falegnameria degli anni trenta... ma il gene di famiglia era riuscito, nonostante le avversità della vita, a rinascere nel figlio Ferdinando.



* ritrovate in una vecchia valigia nel complesso di S.Giovanni in Parco a Nocera Inferiore, una struttura settecentesca sulla collina del Parco Fienga, a Nocera Inferiore, Oggi S. Giovanni in Parco è simbolo in distruzione di una storia locale che purtroppo non ha avuto proseliti all'altezza nei nostri tempi.

La svolta. Il design.

Ferdinando, per quella misteriosa alchimia che vede nei geni la scrittura del 'patrimonio culturale di famiglia', mostrò subito spiccate capacità imprenditoriali e, a soli 24 anni, iniziò le attività di arredatore e vendita di mobili. Ma con il suo personalissimo contributo.

Eravamo negli anni '60 del ‘900, periodo caratterizzato da una società che stava cambiando i propri modi di vivere. Ferdinando Fedele intuisce immediatamente che il paesaggio domestico dei successivi anni '70 sarebbe stato rivoluzionato: il Design era la testimonianza di quei cambiamenti e l'idea di proporlo in un ambiente culturale un po’ sonnolento stuzzicò il coraggio d'impresa di Ferdinando Fedele, che inaugurò un centro di arredamenti tra i più importanti per quel tempo. C'erano tanti 'venditori di mobili' nella zona, ma per trovarne analoghi allo 'Studio Effe- Centro Arredamenti Fedele", primo marchio dell’azienda, bisognava raggiungere Napoli.

I mobili di Cassina, Zanotta, Bernini, Icf; e poi le lampade Flos, Sirrah, Fontana arte; le cucine Schiffini disegnate da Vico Magistretti: tutti i prodotti del migliore Design italiano (ciò da cui è nato il "Made in Italy") sono passati per lo Studio Effe.

Prima di tutti.

Il nuovo corso. Le Stanze.

Ferdinando Fedele non si accontentò di aver raggiunto un primo obiettivo e, dopo la diffusione del Design, si dedicò all'aspetto dell'Identità aziendale, ridisegnando l'azienda per proiettarla negli anni a venire. Fondando ogni scelta su un'attitudine a guardare avanti.

Il Progetto dell'Identità aziendale - cosa che, per gli anni di cui parliamo (1977), sarebbe già sufficiente a dare la misura del carattere avanguardista di tali idee, era in realtà il tassello di un più ampio e ragionato progetto. Lontano geograficamente dai centri culturali dell'epoca, dove il Design e l'Architettura venivano pensati e prodotti (Milano su tutti), ma vicinissimo a quelle mentalità - nonostante tutto... - assorbì da autodidatta la lezione dei grandi architetti che avevano indicato la strada maestra sino a farlo diventare un suo credo: capì che un azienda non è solo un posto dove vendere dei prodotti, ma uno spazio dove poter suggerire un 'modo di vivere alternativo'. Questo vide nei porgetti del negozio Zanini di Franco Albini (1945) a Milano, della Parker di Edorado Persico e Marcello Nizzoli (1935) a Milano, in quello Olivetti a Venezia (1958) o in quello di Dino Gavina a Bologna (1968), entrambi di Carlo Scarpa; questo voleva vedere per la sua azienda. Così invitò due architetti veneziani, Roberto Pamio e Renato Toso (architetti e designer per notissime aziende), a ristrutturare dei garage per trasformarli in architettura espositiva, non a caso con elementi della cultura del luogo, cioè tramite raffinate citazioni della vicina Pompei archeologica.

Contestualmente * (vedi nota sotto) , commissionò allo 'Studio Segno' (divenuto poi 'Segno Associati' – ovvero Pino Grimaldi e Gelsomino D’ambrosio, allora all'inizio della loro carriera di grafici) -, la creazione di un nuovo logo e, grazie a questi, inventò “Le stanze’’.

Inoltre, con un intento quasi provocatorio affidò agli stessi architetti veneziani il recupero di una stradina decadente che darà l’accesso al nuovo show room. Si realizzerà così un passaggio pedonale con una copertura sinusoidale, non immemore della tradizione degli storici passages parigini di fine ottocento, anch’essi sorti come strade pedonali commerciali.

Prima di tutti.

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* (ringrazio l’arch. Enzo De Sio, allora studente di architettura, che mi ha precisato la cronologia dell’iniziativa, essendo testimone partecipe delle tavole rotonde – insieme al compianto Peppino Natale – con le quali si mise a punto il progetto delle ‘stanze‘. – pgf)

Gli eventi 'social'. L'arredo come Cultura.

Accanto alle brillanti idee imprenditoriali e al meritato successo professionale, Ferdinando Fedele, nell'arco di quei 40 anni, non esitò poi ad affollare le proprie "stanze", ospitando e promuovendo manifestazioni culturali di tutto rispetto. Atteggiamento anticipatore di una tendenza che sta vedendo nei nostri anni innumerevoli proseliti, sino al punto che gli eventi purtroppo oggi siano divenuti paradossalmente la norma. e quindi, data la frequenza, una norma 'vuota'.

Dalla presentazione del libro “Prove di stampa’’ di G. D’Ambrosio e P. Grimaldi del 1983 alla mostra su "Josef Hoffmann e la Wiener Werkstatte’’ del 1984, presentata da Paolo Portoghesi; dalla "Conferenza cittadina sull’arredo urbano’’ (1985) alla “Serata Francese’’ (1992) con la straordinaria presenza del Console di Francia M.me Couratier; sino a inventarsi impresario musicale, per la festa dei suoi 40anni di attività, con la realizzazione di un ormai storico CD: “Musica per ‘le stanze’ – 40anni40, Franco Deidda Trio”, appositamente registrato in studio, grazie all'amicizia del pianista swing e jazz Franco Deidda -, che arrangiò per l'occasione una serie di medley di brani selezionati da Ferdinando Fedele (musica che è possibile ascoltare su questo sito).

Prima di tutti.



Una nuova intuizione. La Francia.

Ma, come chiunque fosse caratterizzato da 'irrequietezza culturale', non si fermò di fronte all'obiettivo già raggiunto. Il seme lo cercò e trovò fuori dal territorio nazionale (1987): fu infatti la Francia il luogo della nuova avventura di Ferdinando Fedele, quando intuì la necessità di "riscaldare" gli ambienti moderni con il calore del legno naturale e l'artigianalità dei mobili francesi in ciliegio massiccio, fatti artigianalmente a mano con tecniche e forme tradizionali, capaci di infondere agli ambienti domestici nuovi caratteri ed evocare sensazioni nuove e antiche insieme.
Ma tale 'irrequietezza culturale' era anche una grande capacità di 'ascolto' del mondo circostante: le intuizioni di Ferdinando Fedele non ebbero mai solo radici emotive e culturali, ma anche di carattere economico e di mercato.
Alla fine degli anni ottanta, il mobile di Design divenne un prodotto inflazionato: il grande successo commerciale del Design comportò la diffusione di mode e di prodotti pseudo-moderni. Si ebbe inoltre una forte speculazione da parte delle aziende produttrici che sfruttavano il nome dei designer prestigiosi a discapito del corretto rapporto prezzo/qualità. Intuendo che il Design fosse diventato un modo per vendere.

Di fronte a mobili in truciolato dal costo di svariati milioni, vestiti da mobili di Design, Ferdinando Fedele decise , con coraggio, di rivolgersi altrove e intuì che la ‘nuova strada’ era quella dei mobili francesi, pur prevedendo che un cambio di rotta stilistica avrebbe prodotto non poche critiche, soprattutto tra gli addetti ai lavori. E così fu, rivelando la cecità dovuta ad ‘abitudini’ e consuetudini tipiche di settori culturalmente stanchi e stagnanti. Ma la consapevolezza che le idee giuste sono sempre vincenti nel lungo termine, venne premiata dalla reazione positiva del pubblico.

Prima di tutti.

La storia cambia corso, per continuare verso nuovi obiettivi. Le Stanze diventano FedeleStudio, uno studio di Architettura con l'Atelier al suo interno. Uno spazio dove si progettano Interiors e architettura. E dove tutto ciò che si vede è in vendita.

Sulla strada della storia di famiglia, a seguito del decesso improvviso di Ferdinando Fedele (2004), si pongono i figli Maria Giovanna, Pier Giuseppe e Patrizia.
Da allora l’azienda ‘Le Stanze Ferdinando Fedele’ continua a commercializzare una selezione di prodotti mirata a introdurre l'idea - che è poi sintesi di ciò che era stato fatto sino ad allora -, che si basa sulla libertà di affiancare il Design e il Classico (mai inteso come 'stile') in uno stesso ambiente.
L’orientamento delle proposte dei Fedele guardano al concetto dell’abitare, più che dell’ammobiliare.

Nel 2014 nasce FedeleStudio, che è uno spazio assolutamente innovativo, da cui si affronteranno le sfide progettuali degli anni a venire: uno studio di architettura di 200 mq con l'Atelier dentro. Unico.
Il fondamento di questo spazio è l'idea di assoluta libertà e affrancamento dalla nozione troppo riduttiva – e superata da tempo – del concetto di ‘Stile’ (stile ‘moderno’ e stile ‘classico’).
Il superamento delle fazioni - sempre viste come inconsistenti - dei 'modernisti' e quella dei 'classicisti', negli interiors, come le fazioni tra chi crede nell'Architettura come mezzo per rappresentare la caducità del tempo corrente e quelli che vedono l'Architettura come testimonianza delle costanti sovrastoriche della cultura dell'uomo, sono improduttive rispetto alla Bellezza.

Fazioni per nulla mirate a produrre Bellezza, unica vera religione per chi lavora nelle arti, ma basate su valutazioni esclusivamente commerciali (solo per vendere di più...), che non hanno nulla a che fare con il mondo della cultura 'operativa', ovvero con la cultura capace di cambiare il corso delle cose.
Ogni lavoro deve avere un'etica: questa è la nostra.

Facciamo un esempio semplicissimo, per meglio chiarire il nostro punto di vista: James Joyce, nel suo Ulisse - capolavoro assoluto del novecento - scrisse alcuni capitoli usando tecniche di scrittura modernissime (per es. la tecnica del flusso di coscienza nel 'Monologo di Molly') accanto a capitoli scritti usando tecniche 'in stile' (per es. la tecnica del romanzo rosa nell'episodio 'Nausicaa') : c'è qualcuno che può definire l'Ulisse di Joyce un romanzo non moderno?

La modernità è una attitudine a guardare le cose da un punto di vista non banale,
prima di tutti.

Detestiamo i cliché perché rendono stupida la gente.
[pgf]


PROGETTI
Architettura: Casa a tre corti ‘A’ in Sardegna.
Architettura: Casa a tre corti ‘A’ in Sardegna.
Architettura: Una casa a tre corti in Sardegna.
Architettura: Un edificio per Uffici a Salerno.
Architettura: Un edificio per Uffici a Salerno.
Ripetizione ed eccezione: un edificio per uffici.
Architettura: Due case bifamiliari per Olbia (OT).
Architettura: Due case bifamiliari per Olbia (OT).
Architettura: Due bifamiliari per Olbia (OT).
Interior: Intorno a una scala sospesa.
Interior: Intorno a una scala sospesa.
Interior: Intorno a una scala sospesa.
Architettura: Edificio per Appartamenti in Olbia (OT).
Architettura: Edificio per Appartamenti in Olbia (OT).
Architettura: Edificio per Appartamenti in Olbia (OT).