ARTE: LA PITTURA SENZA TEMPO DI FERDINANDO FEDELE (1964).

Dalla presentazione della mostra “Senza Origini”, alla ‘Aria Art Gallery’ di Pietrasanta (LU): “Ferdinando Fedele (1964), Artista con un percorso già alle spalle e una formazione europea di grande spessore, fatta di intense relazioni con Francia, Austria e Germania. Con questa personale ripercorre strade già esplorate a fondo attraverso la pittura, strumento e linguaggio che resta la sua madrelingua. Da un’originale espressione che si poggiava sull’installazione e sulla fotografia, l’artista torna infatti con questa esposizione a confrontarsi con la sola pittura, strumento espressivo mai accantonato, ma sempre inserito nelle diverse tecniche espressive. La mostra contiene tutte quelle implicazioni infrasottili di un confronto aperto tra la pittura e il suo immediato passato, tra il pittorico e l’icona/spazio/tempo dei media contemporanei.

L’artista interpreta in bianco e nero la storia del peccato originale, esaltando la grazia e l’eleganza di Eva. La componente rinascimentale evidenzia l’innocenza dei gesti, caratterizzati da forme prive della sessualità femminile. La purezza dell’essere rimane intatta dinanzi un atto peccaminoso. L’immagine sospesa appare e scompare come i fotogrammi di un film muto, in cui la sequenza delle opere è priva del tempo. Ferdinando Fedele ripercorre le sue origini con una nuova consapevolezza ed è in questo istante che inizia ad essere un artista senza tempo, senza origini.”

Dalla presentazione della mostra ‘Cena in Casa Levi’, alla ‘Lift Gallery’ di Roma:

“Il profilo-icona è la silhouette dell’autoritratto che il Veronese compose nella sua celebre opera “Cena in casa Levi”, dove l’artista inscenò un ultima cena in cui al posto di Giuda e degli apostoli fece sedere l’umanità tutta, ed anche se stesso. All’interno di quel sottile segno, che ricorda quel volto, Ferdinando svela un memento mori, come verità celata che riporta all’eterno presente, e all’eterna fine di ogni cosa. Da buon partenopeo, come Pulcinella, egli irride e al contempo rispetta la morte.

Così come ricorda una celebre ballata di Branduardi, che a sua volta il musicista stesso riprese da una ballata medioevale di canti e cultura popolare, l’umanità splende proprio quando riesce a danzare ridendo di se stessa, delle sue paure e del suo destino singolare. [...] I materiali e i linguaggi che l’artista ha usato in questi anni sono diversi, vanno dalle proiezioni fotografiche, dalle installazioni, ai metalli incisi e piegati, ai “gessi-stampati”, alla pittura ecc.. Premeva sempre all’artista di sottolineare in primo luogo la sua libertà nell’espressione creativa, sfidando le regole mercantili circa la cifra stilistica.

Coerente e affezionato soltanto ai valori espressivi, al contenuto più che alle formule linguistiche…” [testo di Ada Lombardi]

Vi aspettiamo!

 

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