MUSICA: I NOSTRI ‘CONCERTI DI NATALE JAZZ’…

Dal discorso dell’arch. Pier Giuseppe Fedele, di quella sera:

<<Stasera voglio precisare alcune cose, per chiarire meglio l’idea che c’è dietro all’evento così come lo vedete organizzato.

La compresenza di Pittura, Musica e Arredi potrà sembrare – a una prima analisi – una serata eclettica, secondo la logica di molte iniziative di questo genere. Eppure, questa sera c’è una ‘radice comune’ che accomuna pittura, musica e il mondo dell’arredo che ci riguarda da vicino.

(Radice comune)

La radice comune, il filo conduttore che ho voluto imprimere all’evento – e che per via di metafora è stato individuato nel Canto delle Sirene – è l’evocazione del Classico, inteso non in senso storico – quindi non come stile, ma Classico inteso come ciò che nel tempo si rivela costante; e, in particolare, quelle esperienze che tendono a superare il proprio tempo, per essere senza tempo, per essere cioè intramontabili….

(Anche il Moderno guarda al Classico)

Ed è una categoria, a cui guarda anche un certo tipo di Moderno, come la storia di questa azienda testimonia, senza stancarsi, da 50anni, tra classico e moderno. Perché, appunto, la mente Classica guarda al passato, ma con la consapevolezza e la volontà di spingersi in avanti, verso una Modernità di sostanza e non solo di forma.

 

Diceva James Joyce a tal proposito, proprio dalla più alta vetta del Moderno, raggiunta col suo Ulisse: “il Classico è la costante della mente artistica’’.

(Mettere le cose sullo stesso piano)

Una degli elementi comuni a tutte queste esperienze che mirano al Classico, – mirando a superare il proprio tempo, – è quello di mettere sullo stesso piano cose che esistono in tempi diversi. Infatti, così accade nella pittura di Sergio Vecchio,  dove oggetti e figure di condizione e origine diversa si richiamano l’un l’altro attraverso l’immaginazione autobiografica del pittore. Mi ha sempre affascinato la sua pittura per la natura di macchina della memoria che possiede, che evoca luoghi e situazioni che sono dentro di noi, che provengono dalla memoria di tutti noi.

(Dialogo tra le cose)

Così, come vedete nelle opere di questa mostra di pittura, accade che un uccello, un cane, o un bufalo del nostro tempo si ritrovino a dialogare con il tronco di una colonna Dorica, oppure col profilo di una figura ripescata dalla memoria della Magna Grecia, che si staglia sulla luce di un tramonto che è la luce di un passato glorioso, al quale tutti dovremmo guardare, per poggiarci, come diceva qualcuno, sulle spalle dei giganti.

Così è pure per il mondo della musica, e quindi del Jazz che stiamo per ascoltare. I musicisti lo sanno meglio di me. C’è un certo tipo di Jazz che ha un tema principale, un motivo, divenuto un Classico, un senza tempo, sul quale i singoli strumenti sviluppano la propria singolare espressione. E ogni interpretazione procede per piccole variazioni, piccole spinte in avanti, punti di vista, che si “danno forza” poggiandosi sul Tema principale, che è quindi il mezzo per la intelligibilità dell’operazione espressiva; il motivo di una Sturdust, di una Amapola per es., è quindi la struttura ‘senza tempo’, sulla quale si staglia l’espressività di ogni singolo musicista, che interpreta il tempo in cui vive.

E, infine, sempre per analogia, il mondo dell’arredo alla luce della nostra lettura.

Anche i singoli mobili che vedete ambientati nelle nostre stanze, hanno una propria autonomia formale, sono capaci cioè ognuno di raccontare una propria  storia. Questo perché il principio di selezione è guidato dalla volontà di rintracciare in ogni oggetto una radice comune che è la capacità di raccontare una storia. Ed è solo da lì che si può partire per eventualmente  rigenerare una forma, rendendola contemporanea. Il loro utilizzo, come ‘personaggi’  ripescati dalla Memoria che ognuno di noi si porta dietro come bagaglio di esperienza, ci permette poi di metterli in relazione tra loro, cercando le reazioni inedite che scaturiscono dall’inatteso affiancamento.

Comprendendo in uno stesso ambiente il Moderno e il Classico insieme – per esempio una lampada degli anni ’70 su un mobile francese fatto all’antica – si supera così il concetto di ‘Stile’, nella direzione di un’armonia che, ponendo tutto su uno stesso piano, finisce per realizzare un ambiente  senza tempo, intramontabile, e così si finisce per raccontare l’identità di una casa e di chi la abita.

E’ questa una direzione che ci viene indicata dalla nostra storia: Franco Albini, uno dei più grandi architetti Razionalisti italiani, pose nel salone di casa sua, la sua libreria ‘Veliero’, fatta in tensostruttura di acciaio, quindi un elemento fortemente sperimentale, a dialogo con cassettoni e quadri d’epoca. Ed era il 1938. Ma si potrebbero fare numerosi casi nella storia dell’arredamento in questa direzione.

(Il Classico partigiano)

Ecco, come anticipato, la radice che accomuna i tre mondi che stasera convivono, è quella di esperienze che vengono ancora sedotte dal Canto delle Sirene, dal Classico. E si tratta quindi di un’idea , se volete, ‘partigiana’ del Classico.

Classico quindi per noi non vuole esprimere alcun rimando al Passato, è piuttosto un attacco ai formalismi dell’ultim’ora, e a quelli di sempre. Crediamo, e ci piace promuovere cioè, solo le cose che riescono a essere intramontabili, senza tempo.

Arcobaleni – per parafrasare Goethe – che durino più di un quarto d’ora…

Come la pittura di Vecchio, o la musica dei Deidda.

Nel finire, vi evito l’elenco dei ringraziamenti, perché voglio ritenerli impliciti per tutti quelli che hanno preso parte alla preparazione di questo evento 2009. Non per ultimi, ma avanti a tutti, a quelli che alimentano l’entusiasmo che spero siamo riusciti a manifestare: cioè a voi.

Auguri a tutti, e buon divertimento! >>

Pier Giuseppe Fedele